12 marzo 2022

89

Mi ero illuso che i muri, una volta crollati, non venissero più ricostruiti.
Credevo che la pace si sarebbe diffusa spontaneamente.
Come Pietro davanti alla trasfigurazione sono rimasto stupito e inerte.

Il testo integrale della "Fantasticheria"  su La Voce di Ferrara-Comacchio 

Mi arriva davanti il numero 89 e rivivo le emozioni di quell'anno incredibile. 
Il 9 novembre 1989 ero a casa in permesso studio: preparavo l'esame di Metodologia della Ricerca Sociale” con Alberto L’Abate, un grande uomo della nonviolenza non solo italiana.

Ho pianto vedendo per TV i primi colpi di piccone che abbattevano il muro di Berlino. Erano lacrime di stupore, come quello di Pietro di fronte alla trasfigurazione.

Oggi sono sconvolto dalle immagini dei bombardamenti e penso che, sempre come Pietro, prima dormivo e, poi, non sapevo quello che dicevo.
Non sono in grado di vivere la trasfigurazione, anticipo della risurrezione, incarnandola nella pratica quotidiana contro ogni forma di violenza.

Il 9 novembre 1989 ero a casa in permesso studio: preparavo l'esame di Metodologia della Ricerca Sociale” con Alberto L’Abate, un grande uomo della nonviolenza non solo italiana.

Non ho saputo diffondere una vera pratica di pace: nel tempo ho fatto l’abitudine a convivere con oltre 30 guerre presenti nel mondo. 
Forse mi ero illuso che la pace si potesse diffondere naturalmente e sono rimasto ad aspettarla fermo nelle capanne sulla montagna: quelle che Pietro auspicava per vivere “in pace” lontano dalle disgrazie quotidiane.
Non ho seguito Gesù a valle: sono un cristiano tiepido, probabilmente incapace di vivere pienamente la fede che dichiaro di avere.

L’esempio di Gesù e la testimonianza concreta di persone come Alberto L’Abate aprono alla speranza e ricordano che la sfida della pace si realizza ogni giorno con atti concreti individuali e collettivi.
La mia (nostra?) incapacità e incoerenza ottengono l’effetto contrario che oggi è sotto gli occhi di tutti.




 

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