Mi ero illuso che i muri, una volta crollati, non venissero più ricostruiti.
Credevo che la pace si sarebbe diffusa spontaneamente.
Come Pietro davanti alla trasfigurazione sono rimasto stupito e inerte.
Il testo integrale della "Fantasticheria" su La Voce di Ferrara-Comacchio
Mi
arriva davanti il numero 89
e
rivivo le emozioni di quell'anno incredibile.
Ho
pianto vedendo per TV i primi colpi di piccone che abbattevano il
muro di Berlino. Erano
lacrime di stupore, come quello di Pietro di fronte alla
trasfigurazione.
Il
9 novembre 1989
ero
a casa in permesso studio: preparavo l'esame di “Metodologia
della Ricerca Sociale” con
Alberto L’Abate, un grande uomo della nonviolenza non solo
italiana.
Non sono in grado di vivere la trasfigurazione, anticipo della risurrezione, incarnandola nella pratica quotidiana contro ogni forma di violenza.
Il
9 novembre 1989
ero
a casa in permesso studio: preparavo l'esame di “Metodologia
della Ricerca Sociale” con
Alberto L’Abate, un grande uomo della nonviolenza non solo
italiana.
Non
ho saputo diffondere una vera pratica di pace: nel tempo ho fatto
l’abitudine a convivere con oltre 30 guerre presenti nel mondo.
Forse
mi ero illuso che la pace si potesse diffondere naturalmente e sono
rimasto ad aspettarla fermo nelle capanne sulla montagna: quelle che
Pietro auspicava per vivere “in pace” lontano dalle disgrazie
quotidiane.
Non
ho seguito Gesù a valle: sono un cristiano tiepido, probabilmente
incapace di vivere pienamente la fede che dichiaro di avere.
L’esempio
di Gesù e la testimonianza concreta di persone come Alberto L’Abate
aprono alla speranza e ricordano che la sfida della pace si realizza
ogni giorno con atti concreti individuali e collettivi.
La mia
(nostra?) incapacità e incoerenza ottengono l’effetto contrario
che oggi è sotto gli occhi di tutti.
Nessun commento:
Posta un commento