Le "Fantasticherie" le scrivo una settimana prima della pubblicazione: in quel momento, in particolare, sembrava che le minacce di guerra potessero essere sventate. Oggi sappiamo, invece, cosa di assurdamente crudele sta succedendo. Forse, però, la necessità di "dare di più" di cui ho scritto su
La Voce di Ferrara-Comacchio ci può essere di aiuto anche in questo momento di tragico buio.
Qui il testo.
87
In
questi giorni, fra problemi vecchi e nuovi che ci assillano, si
metabolizzano anche gli esiti del Festival di Sanremo. Un successo
evidente che, però, non ha raggiunto gli apici di ascolti di quello
dell’87. I frutti di quell’annata confermano che le cose
fatte bene resistono nel tempo. Mi ricordo bene la canzone che ha
vinto: si canta ancora oggi, forse con un impatto minore sulla nostra
sensibilità. “Si può dare di più” è diventata una
frase generica da Karaoke senza scalfire le nostre scelte quotidiane.
“Vedrai quanti cadono giù e per loro tu poi fare di più”
si è letteralmente annacquata nell’abitudine a vedere troppe
persone non solo cadere ma addirittura annegare nei nostri mari. Io
vorrei provare ad essere un uomo buono e trovare il filo che lega il
bene: forse passa attraverso la carica umana di Gianni Morandi che,
inossidabile, 35 anni dopo lancia ancora messaggi e ci dice “Apri
tutte le porte”. E’ ancora la proposta di mettersi in gioco:
“Ogni giorno mi sveglio e provo a dire questo è un giorno
nuovo”. Atteggiamenti importanti che dal Vangelo, attraverso la
musica cosiddetta “leggera”, possono entrare nella nostra
esperienza quotidiana. E’ il tema di sempre, di oggi, non
condizionato dalla “nostalgia” canaglia” (altra canzone
di Sanremo ’87). In quel festival c’era anche “Quello
che le donne non dicono” scritta da Enrico Ruggeri e cantato
da Fiorella Mannoia: la porto nel mio cuore “e se ci confondiamo
un po' è per la voglia di capire chi non riesce più a parlare
ancora con noi.”
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