Tra libri di uno scrittore tedesco ed esperienze di animazione nascono fantasie sui significati profondi da non ridurre a "frammenti". Questa settimana su
La Voce di Ferrara-ComacchioIl testo è questo:
Ho ritrovato un libro che temevo di aver perso:
"Frammenti" di Novalis, edizione tascabile del
1976, tenuto insieme da un nastro adesivo di carta sul dorso.
Le
frasi dello scrittore tedesco della fine del ‘700 mi hanno
accompagnato fin dall'adolescenza, due in particolare: "Diventare
uomini è un'arte" e "Si può diventare solo in
quanto si è già". Decenni di sperimentazione
nell'animazione di gruppi di ragazzi ed educatori mi hanno permesso
(insieme ai miei “fratelli e sorelle” con cui ho condiviso i
fantastici anni dell’ACR diocesana, regionale e nazionale) di
realizzare in diverse forme l’arte di promuovere la creatività per
diventare gli uomini e le donne che si è già.
Vedo
che i frammenti sono tutti numerati: vado a vedere il n.86,
in cerca di ispirazione. Eccolo: "I concetti universali
essere, diversità, ecc. hanno avuto la stessa sorte della filosofia
ecc.: ciascuno ha fatto di essi quel che ha voluto."
Il
frammento 86 si collega proprio al Vangelo di questa domenica:
frasi chiare ma spesso ammorbidite o rese irraggiungibili a seconda
del momento, del contesto, del bisogno di ciascuno (individuo,
comunità, corrente di pensiero). Trovo un altro frammento
(casualmente a pagina 186, dove il libro si spacca in due):
"Che cosa è l’uomo? Un perfetto tropo dello spirito. Ogni
vera comunicazione, è dunque simboleggiabile - e le carezze non
sono forse vere comunicazioni?".
Capisco
che devo ripartire dalle carezze, dai gesti concreti e quotidiani,
consapevole che Gesù si incontra e non si legge a “frammenti”.
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