18 febbraio 2022

86


Tra libri di uno scrittore tedesco ed esperienze di animazione nascono fantasie sui significati profondi da non ridurre a "frammenti". Questa settimana su La Voce di Ferrara-Comacchio

Il testo è questo:

Ho ritrovato un libro che temevo di aver perso: "Frammenti" di Novalis, edizione tascabile del 1976, tenuto insieme da un nastro adesivo di carta sul dorso.

Le frasi dello scrittore tedesco della fine del ‘700 mi hanno accompagnato fin dall'adolescenza, due in particolare: "Diventare uomini è un'arte" e "Si può diventare solo in quanto si è già". Decenni di sperimentazione nell'animazione di gruppi di ragazzi ed educatori mi hanno permesso (insieme ai miei “fratelli e sorelle” con cui ho condiviso i fantastici anni dell’ACR diocesana, regionale e nazionale) di realizzare in diverse forme l’arte di promuovere la creatività per diventare gli uomini e le donne che si è già.

Vedo che i frammenti sono tutti numerati: vado a vedere il n.86, in cerca di ispirazione. Eccolo: "I concetti universali essere, diversità, ecc. hanno avuto la stessa sorte della filosofia ecc.: ciascuno ha fatto di essi quel che ha voluto."

Il frammento 86 si collega proprio al Vangelo di questa domenica: frasi chiare ma spesso ammorbidite o rese irraggiungibili a seconda del momento, del contesto, del bisogno di ciascuno (individuo, comunità, corrente di pensiero). Trovo un altro frammento (casualmente a pagina 186, dove il libro si spacca in due): "Che cosa è l’uomo? Un perfetto tropo dello spirito. Ogni vera comunicazione, è dunque simboleggiabile - e le carezze non sono forse vere comunicazioni?".

Capisco che devo ripartire dalle carezze, dai gesti concreti e quotidiani, consapevole che Gesù si incontra e non si legge a “frammenti”.



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