5 aprile 2025

#passa_Parola n.29

Anche questa settimana San Paolo è presente nelle nostre messe domenicali con un bellissimo brano della lettera ai Filippesi. Racconta del suo desiderio di conquistare la perfezione, non per presunzione o vanagloria, ma perché lui stesso è stato conquistato. Cosa significa conquistare? Quale perfezione si può raggiugere?  Sono alcuni degli spunti proposti da #passa_Parola n. 29 sul settimanale La Voce di Ferrara-Comacchio nel contributo riportato integralmente qui di seguito.

Non ho certo raggiunto la mèta, non sono arrivato alla perfezione; ma mi sforzo di correre per conquistarla, perché anch'io sono stato conquistato da Cristo Gesù. Fratelli, io non ritengo ancora di averla conquistata.”

Ancora una volta Paolo di Tarso mi conquista (!) non perché impugna la spada (immagine che mai come oggi mi sembra inapplicabile all'idea della santità) ma perché apre il suo cuore e rivela gli atteggiamenti importanti della sua vita.

L'apostolo delle genti propone anche a noi un cammino di ricerca della perfezione che deriva dall'essere stati conquistati da Gesù: una dimensione profonda e non una serie di norme da applicare. Sono certo che oltre a scrivere queste cose agli abitanti di Filippi, San Paolo le abbia fatte scrivere (attraverso lo Spirito Santo) nei testi del Concilio Vaticano II e ci stia provando in questi giorni anche col Sinodo.

Fra i tanti significati che la Treccani propone per il verbo conquistare, il più adatto mi sembra sia “far appassionare”. Dare spazio alla "passione", lo sappiamo, prevede l'entusiasmo di una meta che si ottiene attraversando senza paura la sofferenza.

È la storia di tanti che ho incontrato: lontani dai riflettori di una comunicazione distorta, si dedicano a quello che conta davvero. Ogni giorno fanno piccoli passi verso la perfezione, consapevoli che in questa vita realizzeranno solo una parte del loro percorso che si manifesterà pienamente nell'incontro faccia a faccia con Gesù.

È la carovana dei “santi della porta accanto”: è bello scoprire che esistono davvero.

29 marzo 2025

#passa_Parola n.28

Forse #passa_Parola non è solo un titolo ma può diventare uno stile di vita, sia nel “passare la Parola” sia nel “farsi passare dalla Parola”: un canto nuovo che accompagna persone nuove nella scoperta quotidiana di cose nuove.
Questa settimana su La Voce di Ferrara-Comacchio: un piccolo viaggio in compagnia di San Paolo, Pierangelo Comi, Carlo Carretto, Frère Roger, Laura Vincenzi per provare a incontrare le cose nuove che sono già accanto a me.

Di seguito il testo.

Fratelli, se uno è in Cristo, è una nuova creatura: le cose vecchie sono passate; ecco, ne sono nate di nuove.”

Penso a quante volte ho cantato questa frase della seconda lettera ai Corinzi nella versione musicata da Pierangelo Comi, imparata da lui durante le settimane in cui sono stato a Spello. È un canone in cui ci si rincorre e sovrappone con la ripetitività e l'entusiasmo che ho avuto la fortuna di incontrare nella semplicità di luoghi come Spello e Taizé. Ricordo benissimo l'emozione dell'incontro con Carlo Carretto e con Frère Roger: sono esperienze forti che rimangono dentro e danno serenità e tenacia in un cammino quotidiano ricco di sfide.

Qualche giorno fa sono stato intervistato sulla storia di Laura Vincenzi per un podcast della Radio Vaticana e ho ricordato che Laura era stata a Spello e aveva partecipato anche ad incontri europei organizzati dalla Comunità di Taizé. Oggi San paolo mi riporta in quei luoghi: mi rendo conto, ancora una volta, che “nulla è per caso” e che i doni di cui cerco di fare tesoro aspettano solo di essere scoperti e tenuti vivi.

Così la proposta di essere una nuova creatura e di cogliere le novità che nascono si colora della luce speciale di queste giornate di marzo: tra sole e pioggia mi metto in cammino cantando la Parola che mi attraversa e mi riempie insieme alla musica.

Quindi #passa_Parola non è solo un titolo ma può diventare uno stile di vita, sia nel “passare la Parola” sia nel “farsi passare dalla Parola”: un canto nuovo che accompagna persone nuove nella scoperta quotidiana di cose nuove.


 

24 marzo 2025

#passa_Parola n.27


Dai  profumi "inascoltati" nasce il desiderio di potenziare i propri sensi
facendoli intervenire dove apparentemente è impossibile.
Con l'aiuto dello zeugma (?) forse si può.
Un minuto di lettura da trascorrere insieme
sulle pagine del settimanale 
La Voce di Ferrara-Comacchio 
oppure leggendo il testo pubblicato qui di seguito.

«Quindi, chi crede di stare in piedi, guardi di non cadere.»

Poco prima di impattare in questa frase della prima lettera ai Corinzi ho fatto acquisti in un negozio di prodotti cosmetici e  per la cura della casa.

Alla cassa mi hanno consegnato un buono sconto da usare per la festa del papà dicendomi che posso usarlo “per i profumi  non scontati”. Io, che sto iniziando ad assaporare i limiti e i privilegi della senilità, ho capito che c'erano dei “profumi inascoltati” e ne ho chiesto conto alla cassiera. Chiarito l’equivoco ho commentato con lei (non c'erano altri in fila dopo di me) che l'immagine dei profumi inascoltati era bellissima, quasi un richiamo a vibrazioni leopardiane che davano un senso a quella giornata. Ci siamo lasciati con un piccolo sorriso. 

Da quel giorno ho riscoperto lo zeugma, la figura retorica con cui il grande recanatese ”porgea gli orecchi al suon della tua voce/ed alla man veloce che percorrea la faticosa tela”: l'udito sostituisce la vista e, coi profumi inascoltati, anche l'olfatto.

Vorrei imparare ad ascoltare i profumi, a toccare gli sguardi, a vedere la musica, ad annusare un tuono, a “mangiare un'idea” (insieme a Giorgio Gaber).

Vorrei potenziare i miei sensi, la parte (forse) più fisica che mi accompagna nella vita quotidiana: sensori connessi alla dimensione spirituale per essere pienamente dentro le sfide quotidiane. 

Vorrei farlo con la leggerezza di chi conosce il vero valore della vita, di chi non crede di stare in piedi perché sa che può, già adesso, volare.



15 marzo 2025

#passa_Parola n.26


Lungo la strada che porta all'asilo nido del mio Rione, accompagnando una piccola creatura, riscopro parole che indicano e indici che parlano. Condivido domande insieme alla volontà di cercare insieme le risposte. Il mio contributo di 1.500 caratteri è leggibile sul settimanale La Voce di Ferrara-Comacchio  e riportato qui di seguito.

Perciò, fratelli miei carissimi e tanto desiderati, mia gioia e mia corona, rimanete in questo modo saldi nel Signore, carissimi!”

Scelta questa frase dalla lettera ai Filippesi esco per accompagnare all'asilo nido il cucciolo d’uomo che mi riempie le giornate. Seduto sul passeggino guarda il mondo e usa l’indice per indicare (appunto) ciò che lo attira. Il dito si allunga come forza di coinvolgimento: veicoli, volatili, uomini, alberi, aerei entrano nel suo raggio di entusiasmo, rafforzando il tentativo di dare un nome ad ogni cosa.

È la creazione che si rigenera in ogni nuovo uomo, il legame fra mondo interiore ed esteriore: si cresce dentro perché si è proiettati fuori.

Mentre torno ascolto notizie e commenti sull’attualità nazionale e internazionale.

Sulle scale di casa mi appaiono due domande: “Quando succede che i bambini iniziano a puntare l’indice su di sé, interrompendo la passione per il mondo esterno a vantaggio di una visione egoistica della realtà? Cosa li trasforma negli adulti onnivori e insaziabili che oggi sembrano dominare il mondo?”

Se avessimo ancora la passione per la vita di quando eravamo seduti sul passeggino, il mondo sarebbe ovunque un posto splendido per vivere. Ogni dito segnalerebbe la solidarietà, la pace, il rispetto di ogni persona, dell'ambiente: nomi sempre nuovi senza la disumanità dei pochi straricchi che dispongono di un potere ogni giorno più invasivo.

Non rinuncio alla speranza ma non riesco, oggi, a gettare il cuore oltre l’ostacolo: condivido domande per cercare insieme le risposte.

 

8 marzo 2025

#passa_Parola n.25


San Paolo scrive ai Romani e i suoi testi danno forza ai cristiani: una minoranza consapevole di poter giocare un ruolo importante.
Dalle catacombe ai giorni nostri improbabili  reperti archeologici fanno emergere analogie, differenze e domande. 
In 62 secondi   #passa_Parola n.25 si può leggere
sul settimanale La Voce di Ferrara-Comacchio 
oppure nel testo integrale riportato qui.

«Dice infatti la Scrittura: «Chiunque crede in lui non sarà deluso». Poiché non c’è distinzione fra Giudeo e Greco, dato che lui stesso è il Signore di tutti, ricco verso tutti quelli che lo invocano.»

Negli scavi per la metropolitana di Roma pare sia stato rinvenuto un reperto risalente al primo secolo: si tratta, incredibilmente, di una audiocassetta. Inserita nel lettore ha diffuso la registrazione di un incontro nelle catacombe in cui si legge a voce alta la lettera di Paolo ai Romani. I lettori verificano che il testo venga compreso: il pezzo qui citato è ripetuto tre volte per essere memorizzato da chi non sa leggere. Non posso rivelare la fonte della notizia ma garantisco che è attendibile.

Nei sotterranei di Roma il cristianesimo si è consolidato con la forza di un messaggio non omologato alla cultura del tempo, capace di parlare al cuore di ogni persona, generando il coraggio della speranza che supera le difficoltà. In seguito proprio Roma, si è trovata al centro del cristianesimo con le conseguenze positive e negative connesse ad aspetti spirituali e materiali.

Le parole di Paolo, lette oggi, ripropongono il messaggio evangelico privo degli orpelli della “dimensione temporale della chiesa”: l'attenzione profonda e l'accoglienza esistenziale imparata nelle catacombe diventa una testimonianza credibile in un mondo che va da un'altra parte. Ora i cristiani sono tornati ad essere una minoranza: il messaggio di Gesù mi raggiunge qui e ora nelle catacombe del ventunesimo secolo, mi preparo a registrare.


1 marzo 2025

#passa_Parola n. 24

 

Yehoshua Ben Sira è l'autore del libro biblico detto, proprio dal suo cognome, Siracide. Il testo è pieno di riferimenti alla saggezza che matura negli eventi quotidiani: questa settimana è attualissimo sul tema del concedere fiducia  a scatola chiusa, di saper ascoltare e verificare le parole vere dalle menzogne. Da 180 anni prima di Cristo a 2025 dopo c'è sempre qualcosa, almeno per me, da imparare. 
La Voce di Ferrara-Comacchio questa settimana ha concesso più spazio alla rubrica #passa_Parola: per leggerla servono circa 90 secondi.

Questo il testo integrale

Non lodare nessuno prima che abbia parlato, poiché questa è la prova degli uomini.”

Carissimo Yehoshua Ben Sira, autore del testo biblico detto Siracide proprio dal tuo cognome, ti ringrazio per avermi inviato questo messaggio che oggi mi ha raggiunto. Hai scritto il tuo libro, contenuto nella Bibbia, circa 180 anni prima della venuta di Gesù: più o meno 2.200 anni fa ci hai regalato diverse perle di saggezza. Questa settimana ne leggeremo a Messa: mi è balzato agli occhi il consiglio di non lodare nessuno prima che abbia parlato. Sono convinto che tu l’abbia scritto sapendo che io l’avrei scelto per metterlo in evidenza in una rubrica sul Settimanale “La Voce di Ferrara-Comacchio”.

Conosco tanti che, come me, si rapportano con le persone cercando immediatamente un riscontro favorevole a prescindere dalla qualità di quello che viene detto. Concedere un credito di positività è un atteggiamento che si può definire “empatico” oppure “buonista” a seconda dei punti di vista.

Grazie Ben, mi hai fatto capire che se continuo così corro il rischio di rimanere in superficie con un’accoglienza più di facciata che di sostanza: la “benevolenza gratuita" non facilita l’ascolto vero.

In sostanza, oggi come ai tuoi tempi, è importante non fermarsi alle apparenze e imparare ad essere più selettivi nella concessione della fiducia che porta all’apprezzamento.

Immagino che nella tua epoca la comunicazione fosse meno invasiva rispetto ai giorni nostri in cui la sovrabbondanza di dati disorienta e rende facile diffondere bugie, spostare l’attenzione, intorbidire le fonti autentiche a vantaggio di interpretazioni di parte.

L’impegno all’ascolto attento si dovrebbe, perciò, unire alla ricerca della verità coi mezzi e le opportunità che si possono utilizzare: un'impresa non facile in cui le orecchie sono strettamente legate al cervello e anche al cuore.

Non basta, quindi, ascoltare: è più che mai necessario tenere sveglia la sensibilità e il pensiero critico che portano alla ricerca del contenuto vero che sta dietro e dentro le parole che si ascoltano. 

Grazie Ben!


 

24 febbraio 2025

#passa_Parola n.23


Il libro di Samuele racconta di Davide che si trova davanti il suo nemico Saul profondamente addormentato e, invece di ucciderlo, si limita a portargli via la lancia e la brocca dell'acqua.
La scelta della nonviolenza è chiaramente ribadita da Gesù che invita ad amare i propri nemici.  
Quanta forza c'è in una dimensione che, ancora oggi, è decisamente fuori moda: Davide appare  più evoluto dell'Homo “Insapiens” del terzo millennio.
La rubrica  #passa_Parola è pubblicata sul settimanale La Voce di Ferrara-Comacchio e, quando gli abbonati hanno già ricevuto la propria copia, qui di seguito.

Davide gridò: «Ecco la lancia del re: passi qui uno dei servitori e la prenda! Il Signore renderà a ciascuno secondo la sua giustizia e la sua fedeltà, dal momento che oggi il Signore ti aveva messo nelle mie mani e non ho voluto stendere la mano sul consacrato del Signore».

Il libro di Samuele propone una vera e propria sceneggiatura degna di un premio cinematografico: Davide si trova davanti il suo nemico Saul profondamente addormentato e, invece di ucciderlo, si limita a portargli via la lancia e la brocca dell'acqua.

È una scelta forte, decisamente in controtendenza. Fa effetto nel clima che si respira oggi in cui il terzo anniversario dell'invasione dell'Ucraina fa da cornice ai tanti conflitti che dimostrano l’incapacità degli uomini di convivere in pace. Davide è più evoluto dell'Homo “Insapiens” del terzo millennio.

Ci sarebbe davvero da avvilirsi se non ci fossero spiragli di speranza nel sapere di tanti che si rifiutano di prendere parte al massacro: trattandosi di persone fuori dai ruoli di potere vengono ignorati dalla comunicazione di massa, per cui non emergono come “buona notizia” accessibile a tutti. L'esempio di Davide può servire ad accendere i riflettori sui tanti obiettori di coscienza chiusi nelle carceri in varie parti del mondo: alcuni condannati a morte, altri già giustiziati, altri con la vita stravolta per la scelta della pace. Nell'era dell'iperconnessione siamo sfidati alla ricerca delle verità nascoste che dimostrano che anche oggi è possibile, come ci ricorda Gesù, amare i nemici.


16 febbraio 2025

#passa_Parola n.22

Tra benedizioni, maledizioni e descrizioni botaniche Geremia parla al cuore di chi, come me, mette in primo piano i propri progetti e visioni. Spero di non perdere mai la capacità di rimettermi in discussione. Sul settimanale  La Voce di Ferrara-Comacchio  è pubblicata la rubrica #passa_Parola il cui testo si può leggere anche qui di seguito.

Così dice il Signore: "Maledetto l'uomo che confida nell'uomo, e pone nella carne il suo sostegno, allontanando il suo cuore dal Signore. Sarà come un tamarisco nella steppa; non vedrà venire il bene, dimorerà in luoghi aridi nel deserto, in una terra di salsedine, dove nessuno può vivere.”

Geremia irrompe nella Messa domenicale con una maledizione pronunciata da Dio stesso: è un anticipo del Vangelo di Luca in cui le beatitudini saranno seguite da “Guai a voi” che nella versione più usata di Matteo non sono presenti.

Mi preparo a sentire domenica lettrici o lettori che proclameranno con forza il brano di Geremia: sapranno sottolineare col tono della voce le maledizioni a cui seguiranno le benedizioni. Tutto sarà proposto con la sicurezza di chi legge un messaggio importante. Questo approccio vigoroso verrà accolto dalla comunità, apprezzando le letture rivolte direttamente a ciascuno dei presenti: fino all’apoteosi del Vangelo in cui sarà evidente che il Diacono/Sacerdote è Gesù che ci parla.

Siccome so che lo Spirito realizza i suoi disegni con modalità che non coincidono con quelle auspicate da me, mi preparo anche a vivere una celebrazione meno coinvolgente cercando di non essere prevenuto o, tantomeno, di giudicare.

So di essere anch’io un tamarisco (che scopro essere la tamerice “salmastra ed arsa” di Dannunziana memoria, molto presente nei nostri Lidi): confido nei miei progetti e nelle mie visioni. Per questo spero che la messa domenicale sia sempre in grado di mettermi positivamente in crisi.

 

8 febbraio 2025

#passa_Parola n.21


Isaia descrive una visione bellissima che mi piacerebbe poter disegnare.
Purtroppo di fronte al disegno mi trovo bloccato, probabilmente a causa di un piccolo trauma scolastico in cui un cubo divenne un buco (anagramma perfetto che dimostra che preferisco giocare con le parole piuttosto che coi colori).
Così posso solo chiudere gli occhi e provare a descrivere rimanendo nella mia "comfort zone" dove alle parole si uniscono i suoni.
Il n. 21 della rubrica #passa_Parola è pubblicato sul settimanale La Voce di Ferrara-Comacchio e si può leggere qui di seguito.

Nell’anno in cui morì il re Ozìa, io vidi il Signore seduto su un trono alto ed elevato; i lembi del suo manto riempivano il tempio. Sopra di lui stavano dei serafini; ognuno aveva sei ali. Proclamavano l’uno all’altro, dicendo: «Santo, santo, santo il Signore degli eserciti! Tutta la terra è piena della sua gloria».

Quando leggo brani come questo vorrei saper dipingere, ma purtroppo il disegno mi risulta estremamente ostico. Da sempre do la colpa alla supplente che, in prima elementare, per un giorno ha sostituito la maestra Natalina: mi faceva cancellare gli sbagli invece di spiegarmi come disegnare un cubo, fino al momento in cui ho fatto un buco nel quaderno. Mi ha dato un voto negativo: la mia prima delusione scolastica. Il disegno simmetrico alle medie e quello tecnico alle superiori mi hanno dato il colpo di grazia. Alla fine mi salvavo perché andavo bene in italiano, matematica e condotta.

Così, di fronte alla descrizione di Isaia posso solo chiudere gli occhi, respirare profondamente e provare a vedere i serafini con sei ali sopra il trono alto ed elevato. Lì siede il Signore: i lembi del suo manto agitano l’aria e producono un suono simile a quello del mare, con un ritmo crescente su cui un po’ alla volta nasce un canto da cui è impossibile sottrarsi. Non vedo il volto del Signore ma sto cantando insieme a Lui con tutto il mio corpo: se mi parlasse, anch’io direi “Eccomi, manda me”.

 

2 febbraio 2025

#passa_Parola n.20


Dio che si fa uomo e condivide la sofferenza con ciascuno di noi è davvero un padre-fratello. A noi rimane di decidere se accettare o no la sua vicinanza fidandosi ed affidandosi, come ha fatto Laura Vincenzi, la mia amica "Serva di Dio".
Come al solito #passa_Parola (che questa settimana raggiunge le 20 uscite) si può leggere sul settimanale La Voce di Ferrara-Comacchio  oppure qui di seguito.

Infatti, proprio per essere stato messo alla prova e aver sofferto personalmente, egli è in grado di venire in aiuto a quelli che subiscono la prova.”

Questa frase della lettera agli Ebrei spiega uno dei motivi più affascinanti del mio tentativo di definirmi cristiano.

Dio che si fa uomo e condivide la sofferenza con ciascuno di noi è davvero un padre-fratello che non si può non amare cercando, prima di tutto, di non porre limiti o condizioni al suo amore per noi.

È la strada dell'abbandono fiducioso: l’ho sperimentato fra le braccia dei miei genitori e lo rivivo nei figli (naturali o in affido) che mi sono stati donati.

Le prove per cui chiedere aiuto non mancano: quotidianamente vedo che le mie forze non sono sufficienti e molto spesso non ce la faccio da solo.

Perciò vorrei non spezzare il filo che, grazie allo Spirito, mi collega a Gesù: cerco di imparare da chi mi sta vicino e ad affidarmi a chi, come Laura Vincenzi, c'è l'ha fatta a percorrere la strada della fiducia totale in Dio.