Isaia descrive una visione bellissima che mi piacerebbe poter disegnare.
Purtroppo di fronte al disegno mi trovo bloccato, probabilmente a causa di un piccolo trauma scolastico in cui un cubo divenne un buco (anagramma perfetto che dimostra che preferisco giocare con le parole piuttosto che coi colori).
Così posso solo chiudere gli occhi e provare a descrivere rimanendo nella mia "comfort zone" dove alle parole si uniscono i suoni.
Il n. 21 della rubrica #passa_Parola è pubblicato sul settimanale La Voce di Ferrara-Comacchio e si può leggere qui di seguito.
Nell’anno in cui morì il re Ozìa, io vidi il Signore seduto su un trono alto ed elevato; i lembi del suo manto riempivano il tempio. Sopra di lui stavano dei serafini; ognuno aveva sei ali. Proclamavano l’uno all’altro, dicendo: «Santo, santo, santo il Signore degli eserciti! Tutta la terra è piena della sua gloria».
Quando leggo brani come questo vorrei saper dipingere, ma purtroppo il disegno mi risulta estremamente ostico. Da sempre do la colpa alla supplente che, in prima elementare, per un giorno ha sostituito la maestra Natalina: mi faceva cancellare gli sbagli invece di spiegarmi come disegnare un cubo, fino al momento in cui ho fatto un buco nel quaderno. Mi ha dato un voto negativo: la mia prima delusione scolastica. Il disegno simmetrico alle medie e quello tecnico alle superiori mi hanno dato il colpo di grazia. Alla fine mi salvavo perché andavo bene in italiano, matematica e condotta.
Così, di fronte alla descrizione di Isaia posso solo chiudere gli occhi, respirare profondamente e provare a vedere i serafini con sei ali sopra il trono alto ed elevato. Lì siede il Signore: i lembi del suo manto agitano l’aria e producono un suono simile a quello del mare, con un ritmo crescente su cui un po’ alla volta nasce un canto da cui è impossibile sottrarsi. Non vedo il volto del Signore ma sto cantando insieme a Lui con tutto il mio corpo: se mi parlasse, anch’io direi “Eccomi, manda me”.
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