San Paolo scrive ai Romani e i suoi testi danno forza ai cristiani: una minoranza consapevole di poter giocare un ruolo importante.
Dalle catacombe ai giorni nostri improbabili reperti archeologici fanno emergere analogie, differenze e domande.
In 62 secondi #passa_Parola n.25 si può leggere
sul settimanale La Voce di Ferrara-Comacchio
oppure nel testo integrale riportato qui.
«Dice infatti la Scrittura: «Chiunque crede in lui non sarà deluso». Poiché non c’è distinzione fra Giudeo e Greco, dato che lui stesso è il Signore di tutti, ricco verso tutti quelli che lo invocano.»
Negli scavi per la metropolitana di Roma pare sia stato rinvenuto un reperto risalente al primo secolo: si tratta, incredibilmente, di una audiocassetta. Inserita nel lettore ha diffuso la registrazione di un incontro nelle catacombe in cui si legge a voce alta la lettera di Paolo ai Romani. I lettori verificano che il testo venga compreso: il pezzo qui citato è ripetuto tre volte per essere memorizzato da chi non sa leggere. Non posso rivelare la fonte della notizia ma garantisco che è attendibile.
Nei sotterranei di Roma il cristianesimo si è consolidato con la forza di un messaggio non omologato alla cultura del tempo, capace di parlare al cuore di ogni persona, generando il coraggio della speranza che supera le difficoltà. In seguito proprio Roma, si è trovata al centro del cristianesimo con le conseguenze positive e negative connesse ad aspetti spirituali e materiali.
Le parole di Paolo, lette oggi, ripropongono il messaggio evangelico privo degli orpelli della “dimensione temporale della chiesa”: l'attenzione profonda e l'accoglienza esistenziale imparata nelle catacombe diventa una testimonianza credibile in un mondo che va da un'altra parte. Ora i cristiani sono tornati ad essere una minoranza: il messaggio di Gesù mi raggiunge qui e ora nelle catacombe del ventunesimo secolo, mi preparo a registrare.
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