Dai profumi "inascoltati" nasce il desiderio di potenziare i propri sensi
facendoli intervenire dove apparentemente è impossibile.
Con l'aiuto dello zeugma (?) forse si può.
Un minuto di lettura da trascorrere insieme
sulle pagine del settimanale
La Voce di Ferrara-Comacchio
oppure leggendo il testo pubblicato qui di seguito.
«Quindi, chi crede di stare in piedi, guardi di non cadere.»
Poco prima di impattare in questa frase della prima lettera ai Corinzi ho fatto acquisti in un negozio di prodotti cosmetici e per la cura della casa.
Alla cassa mi hanno consegnato un buono sconto da usare per la festa del papà dicendomi che posso usarlo “per i profumi non scontati”. Io, che sto iniziando ad assaporare i limiti e i privilegi della senilità, ho capito che c'erano dei “profumi inascoltati” e ne ho chiesto conto alla cassiera. Chiarito l’equivoco ho commentato con lei (non c'erano altri in fila dopo di me) che l'immagine dei profumi inascoltati era bellissima, quasi un richiamo a vibrazioni leopardiane che davano un senso a quella giornata. Ci siamo lasciati con un piccolo sorriso.
Da quel giorno ho riscoperto lo zeugma, la figura retorica con cui il grande recanatese ”porgea gli orecchi al suon della tua voce/ed alla man veloce che percorrea la faticosa tela”: l'udito sostituisce la vista e, coi profumi inascoltati, anche l'olfatto.
Vorrei imparare ad ascoltare i profumi, a toccare gli sguardi, a vedere la musica, ad annusare un tuono, a “mangiare un'idea” (insieme a Giorgio Gaber).
Vorrei potenziare i miei sensi, la parte (forse) più fisica che mi accompagna nella vita quotidiana: sensori connessi alla dimensione spirituale per essere pienamente dentro le sfide quotidiane.
Vorrei farlo con la leggerezza di chi conosce il vero valore della vita, di chi non crede di stare in piedi perché sa che può, già adesso, volare.
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