27 ottobre 2025

#passa_Parola n.49

A volte le parole, per me soprattutto di notte, escono seguendo un ordine diverso: cercano altre strade di comunicazione.
Mi è successo di fronte alla grandezza del brano tratto dal libro del Siràcide proclamato domenica 26 ottobre nelle nostre chiese: il  testo è pubblicato sul settimanale La Voce di Ferrara-Comacchio ed è leggibile anche qui di seguito.

La preghiera del povero
attraversa le nubi 
né si quieta finché non sia arrivata;
non desiste finché l’Altissimo non sia intervenuto
e abbia reso soddisfazione ai giusti e ristabilito l’equità.”

Il sale della terra
è il grido che sale,
per il dolore che non si spiega:
sale a Dio.

È dentro e attorno a me,
lo sento e lo incontro:
sale che conserva e corrode,
sale che scende nel profondo
e sale a Dio.

È il mistero che unisce
oltre le distanze e l’intensità:
si annida nelle sale dell'anima,
nelle pieghe della mente,
in ogni angolo del mondo
e sempre, senza sosta,
sale a Dio.

Il sale della terra
resta sulle ferite
nel silenzio che urla,
nella muta esplosione 
che sale a Dio.

Dio è nel sale delle lacrime, 
nella piccola mano che stringe e accarezza,
nella croce che annienta e abbraccia:
conosce il grido che sale,
è il sale della terra.

 

19 ottobre 2025

#passa_Parola n.48

Mi immagino Papa Leone XIV che trova sulla scrivania papale gli appunti lasciati da Papa Francesco che  aveva iniziato a scrivere un'esortazione apostolica.
Decide di completarla: si chiama "Dilexi Te", è già disponibile e contiene contenuti chiari che vanno direttamente al punto. Ho ricopiato integralmente il n. 15 su #passa_Parola n.48. Come ogni settimana si può leggere  su La Voce di Ferrara-Comacchio  oppure nel testo qui di seguito.

Tutta la Scrittura, ispirata da Dio, è anche utile per insegnare, convincere, correggere ed educare nella giustizia, perché l’uomo di Dio sia completo e ben preparato per ogni opera buona.”

Papa Leone ha diffuso la sua prima esortazione apostolica “Dilexi Te” scritta in continuità con Papa Francesco che aveva già iniziato una stesura con lo stesso titolo. Mi immagino Prevost che trova gli appunti di Bergoglio sulla scrivania papale: li legge con emozione e decide di completare il testo. È la Scrittura che si fa vicina agli uomini di oggi, la stessa che, in una lunga catena di storie e di persone, è arrivata fino a noi: quella che San Paolo ricorda nella seconda lettera a Timoteo.

Mi chiedo se davvero voglio essere un uomo di Dio, “completo e ben preparato per ogni opera buona” o se mi accontento di galleggiare nella mediocrità.
Il n.15 dell'esortazione di Papa Leone mi apre il cuore:
Anche i cristiani, in tante occasioni, si lasciano contagiare da atteggiamenti segnati da ideologie mondane o da orientamenti politici ed economici che portano a ingiuste generalizzazioni e a conclusioni fuorvianti. Il fatto che l’esercizio della carità risulti disprezzato o ridicolizzato, come se si trattasse della fissazione di alcuni e non del nucleo incandescente della missione ecclesiale, mi fa pensare che bisogna sempre nuovamente leggere il Vangelo, per non rischiare di sostituirlo con la mentalità mondana. Non è possibile dimenticare i poveri, se non vogliamo uscire dalla corrente viva della Chiesa che sgorga dal Vangelo e feconda ogni momento storico.”


13 ottobre 2025

#passa_Parola n.47


“La parola di Dio non è incatenata”,  può scendere in piazza incontrando persone disposte a mettersi in gioco per un mondo di pace.  Anche a Ferrara ci sono segni di vitalità, di voglia di incontro fra storie e culture diverse, di camminare insieme verso la giustizia: un seme prezioso da imparare a coltivare con umiltà e pazienza. Siamo al n. 47 di #passa_Parola su La Voce di Ferrara-Comacchio, pubblicato in giorni in cui appare la speranza  che la tregua si trasformi in vera pace almeno in una delle 56 guerre presenti nel mondo.

Qui di seguito il testo integrale.

Ma la parola di Dio non è incatenata! Perciò io sopporto ogni cosa per quelli che Dio ha scelto, perché anch’essi raggiungano la salvezza che è in Cristo Gesù, insieme alla gloria eterna.”

In questi giorni ho avuto la possibilità di partecipare a importanti momenti di riflessione, confronto e di presenza diretta: ho sentito la necessità di essere fisicamente in mezzo alle persone che riscoprono l’impegno collettivo.

Il Festival Francescano di Bologna e quello di Internazionale a Ferrara mi hanno rafforzato nell’idea che è necessario scendere in piazza per rendere evidente l’impegno per un mondo diverso, più umano, più rispettoso di ogni persona: un mondo che realizzi “una pace disarmata e disarmante".

Sono giorni di fermento con relazioni inedite che nascono fra preghiere, cortei, testimonianze, riflessioni, canti, abbracci, dialoghi che raccolgono e accolgono: tra slogan e invocazioni di pace si cerca un linguaggio comune capace di comunicare la tragedia senza chiudere spiragli di speranza. 

Non è facile ma avverto un’energia che può mettere insieme mondi diversi con storie, anche recenti, di contrapposizione. Anche a Ferrara, davanti e dentro il Duomo, mi sembra che cresca la voglia di cambiamento verso una società che ripudia la sopraffazione, lo sfruttamento e, soprattutto, la violenza. Una sfida per un “cristiano incerto” come me, un invito a scoprire se, come scrive Paolo a Timoteo, “la parola di Dio non è incatenata” ed è sempre capace di trovare nuove strade per venirci incontro.


6 ottobre 2025

#passa_Parola n. 46

Il profeta Abacuc (quando chi proclama le letture lo annuncia noto sempre qualcuno che fa un sorriso) scrive in un periodo di tensioni e conflitti  ma non rinuncia ad indicare la via della speranza: le sue parole sono valide anche dopo 2.700 anni.
La prima volta in cui sono stato in Tanzania (si può leggere sempre nel mio blog "AbeceDIARIO africano" a partire dalla lettera A AbeceDIARIO africano: lettera A ) ho scoperto che "speranza" in lingua Swahili si dice "tumaini". Casualmente Tumaini è un cognome che a Ferrara è abbastanza diffuso: chissà se c'è un significato che vale la pena di approfondire...
#passa_Parola n. 46 si può leggere sul settimanale La Voce di Ferrara-Comacchio oppure nel testo integrale riportato qui di seguito.

«Scrivi la visione e incidila bene sulle tavolette, perché la si legga speditamente. È una visione che attesta un termine, parla di una scadenza e non mentisce; se indugia, attendila, perché certo verrà e non tarderà. Ecco, soccombe colui che non ha l’animo retto, mentre il giusto vivrà per la sua fede».

Il profeta Abacuc fa capolino nelle letture domenicali e, fedele al suo mandato, non smette di dare consistenza al messaggio di speranza che è chiamato a diffondere. C’è bisogno, oggi come sempre, di uomini come lui che ravvivano la speranza autentica: quella che non si ferma a consolare ma attiva gesti concreti di umanità vera.

La prima volta che sono stato in Tanzania, a conoscere ed aiutare di persona i centri per disabili dell'Associazione “Nyumba Ali", ho scoperto che in lingua Swahili speranza si dice “tumaini”. Mi ha meravigliato e, soprattutto, mi ha ricordato che conosco diverse persone con questo cognome. Ho fatto una verifica sul web scoprendo che il cognome Tumaini appare circa 52 volte di cui la metà nella provincia di Ferrara e addirittura 24 nel comune capoluogo. Sarà vero? Non è questo il punto: il valore di questi dati è la constatazione di avere una concentrazione di “Tumaini-Speranza” nel nostro territorio.

È una provocazione che non mi lascia indifferente: dove si nasconde, oggi, la speranza autentica fra le strade della mia città? Dove la incontro “certo che verrà e non tarderà” nella certezza che “il giusto vivrà per la sua fede”? Avrò il coraggio di citofonare da qualche Tumaini?