4 marzo 2023

Il Foglietto in tasca n.25


Abram non si chiama ancora Abramo: la sua è una storia di cambiamento e ricerca umana e spirituale.
La Voce di Ferrara-Comacchio anche questa settimana pubblica le mie riflessioni stimolate dalle letture domenicale e, in questo caso, da semplici giochi di parole e dal ricordo di un film.

Qui il testo integrale (tempo di lettura 62 secondi).

"renderò grande il tuo nome e possa tu essere una benedizione."

Nella prima lettura di oggi ABRAM si chiama ancora così: solo più avanti il Signore gli darà un nome nuovo facendolo diventare Abramo.

Provo a giocare con le parole e mi appare subito che Abram si può anagrammare in BRAMA: mi sembra un indizio per capire meglio il brano di oggi.

Immagino che il futuro Patriarca, turbato dal "vattene" con cui il Signore inizia il discorso, si sia poi tranquillizzato con le successive promesse: per questo prepara le valigie e carica i cammelli per il lungo viaggio che lo aspetta. Non voglio sembrare sacrilego: credo che Abram abbia fatto un percorso di consapevolezza basandosi anche su comprensibili ambizioni umane: diventare una grande nazione benedetta da Dio è un obiettivo che garantisce fama e successo.

Un altro anagramma mi porta ad AMBRA: la prima pietra preziosa conosciuta dall’umanità. Questo mi indirizza verso le qualità indubbie del futuro Abramo, la sua capacità di consolidare la fede rendendola preziosa ed accogliente. Ricordo l’ambra conservata dal protagonista del film “Ogni cosa è illuminata”: un film che amo molto e che mi suscita forti emozioni per gli stupendi paesaggi dell’Ucraina ora devastati dall'assurdità della guerra.

In questa sequenza di sentimenti ritrovo il mio cammino che oscilla tra la gratificazione personale e la ricerca, in me e negli altri, della pietra preziosa capace di accogliere e resistere nel tempo: la strada per avere un nome che sia una benedizione.


 

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