22 dicembre 2009

Natale 2009: piccola riflessione con auguri e canzone storica


Quest’anno per Natale ci sarà la neve: se non scenderà dal cielo sarà certamente a terra, soprattutto sotto forma di ghiaccio.
Questa semplice considerazione mi ha fatto venire un po’ di tristezza: non avevamo certo bisogno anche della neve per alimentare la falsa retorica sul Natale che è, invece, sempre più povero di significati.

Mi è venuta in mente una canzone che ho scritto nel 1982, pubblicata su “Attendiamoci” libro di vita dei ragazzi di 12 – 14 anni: testo dell’ACR nazionale di cui avevo scritto gran parte delle pagine.
A parte il primo verso per il resto mi sembra parli proprio del natale di questi giorni…un’esagerazione, un’esaltazione che lascia tutto uguale…soprattutto per chi non riesce a sentire che c’è una voce nuova.

E’ questo il mio augurio per il 2009.

Chi fosse interessato ad avere il file mp3 della canzone eseguita dal vivo (nel 1985 con esecutori veramente interessanti!) può inviare un'email a patrizio.fergnani@gmail.com
Dato che non è particolarmente pesante (meno di un MB) ve lo invierò direttamente io.

Natale...e noi


Natale dolce, da sei anni non viene la neve

Natale dolce, e c'è sempre chi mangia e chi beve


E noi che siamo allegri saremo spensierati

E noi che siamo in crisi saremo disperati

Perchè Natale è un'esagerazione


Natale calmo e per forza va tutto più bene

Natale calmo, devi prendere quello che viene

E noi che abbiamo tempo saremo annoiati

E noi che siamo stanchi, saremo più impegnati

Perchè Natale è un'esaltazione


Natale vero, io l'ho visto alla televisione

Natale vero, l'ho cercato nella confusione


E noi che siamo buoni saremo più contenti

E noi che siam cattivi faremo i prepotenti
Perchè Natale lascia tutto uguale

Natale vivo che si aspetta cambiando dentro

Natale vivo che ci lascia una traccia profonda


E noi che siamo in cerca qualcosa capiremo

E noi che andiamo avanti qualcuno incontreremo
Perchè Natale è una voce nuova

16 dicembre 2009

Quanto vive un libro? Il mio compie 4 anni oggi

Quanto vive un libro? Non mi riferisco ai classici o ai best sellers, ma, più semplicemente mi interrogo su “Forse è davvero così” il primo (e forse unico) libro che ho pubblicato nella mia vita.

Date le condizioni di partenza (piccola casa editrice di qualità ma poco impegnata nella promozione), è stato certamente un successo. Esaurita la prima edizione la successiva ristampa è ormai agli sgoccioli. In totale credo siano circa 1300 copie stampate.

Oggi, 16 dicembre 2009, sono esattamente 4 anni dalla presentazione a Palazzo Bonacossi: un momento intenso reso speciale (come tutto il libro) dalla partecipazione di Don Franco Patruno.

Pubblicare (per uno sconosciuto nel mondo dell’editoria) significa investire di tasca propria una certa cifra economica: grazie ai tanti amici che hanno comprato il libro direttamente da me il debito è stato riassorbito in tempi rapidi.

Adesso posso tentare un bilancio più emotivo che economico.

In garage ho uno scatolone con dentro una trentina di copie, per quanto ne so sono le ultime, insieme a quelle con cui la casa editrice provvede alle rarissime prenotazioni in libreria o su internet.

Me li terrò, nel caso qualcuno ancora ne volesse una copia negli anni a venire (o, magari, nei prossimi giorni...).

Non li regalerò più a nessuno. Ho verificato di persona che chi riceve in regalo un libro che non ha scelto difficilmente (tranne rarissimi casi) lo legge. Ho sperimentato anche l’imbarazzo quando questo diventa evidente, quasi costoro si dovessero giustificare di fronte all’autore che appare inatteso e, con domande trabocchetto, scopre l’assoluta ignoranza del testo.

Così sono sicuro che la gran parte dei libri che sono stati regalati (con mia grande soddisfazione e sollievo economico!) dalla Cisl di Ferrara e dalla Funzione Pubblica Cisl Nazionale saranno scomparsi negli angoli polverosi delle librerie delle persone che li hanno ricevuti come strenna natalizia. Non importa: so che così sono andati in giro per l’Italia.

Conservo invece le lettere, i biglietti e persino gli sms di chi ha voluto farmi arrivare il suo parere: non critici professionisti (che, ho scoperto, si fanno anche pagare le recensioni…) ma gente comune che ha condiviso un pezzo del mio mondo arricchendolo con la propria creatività di lettore.

Sono queste le emozioni che mi permetteranno di sopportare il trauma il giorno in cui vedrò le copie del mio libro tra gli scaffali di una libreria in una esposizione di mobili.

1 dicembre 2009

Nuovi giorni per nuovi modi di comunicare

Persone amiche che
trovi dove sembra si coltivi l’indifferenza,
persone amiche che
cavalcano i fusi orari per cercare un contatto.
Persone amiche,
persone che ami
Persone AMICHE CHE AMI.
Persone che chi ama chiama
e che chi chiama ama chiamare.

(1 dicembre 2009)


23 giugno 2009

23 giugno 2009

C’è quell’estate che c’era: giornate infinite in cortili sconfinati.
Non bastava il tramonto e nemmeno le urla delle madri ottenevano risultati immediati: solo lo sfinimento, la crisi energetica totale, la scomparsa di qualche attrezzo da gioco sancivano la fine della giornata.

In altre occasioni anche l’arrivo di un meteorite passava inosservato.

Io ero lì, fuori dal tempo, nello spazio tra una partita sull’erba medica appena tagliata o la fuga nel nascondiglio oltre la quercia secolare.

Io sono ancora lì, incapace di accorgermi del tempo che passa: ancora in ritardo, ignaro del tramonto e del passato di verdura che si raffredda.

C’è un passato, oltre la verdura, che non è mai passato.

Patrizio

8 marzo 2009

8 marzo 2009

8 marzo 2009


Chi ci parlerà delle donne

quando avremo dimenticato la tenerezza

e costruito corazze impenetrabili?

Noi dormivamo sulle vostre ginocchia,

indifesi,

e così siamo ancora,

senza di voi,

per il resto della vita.

Se continuerete ad accompagnarci

non avremo bisogno di altro

per essere davvero vivi.

Patrizio Fergnani



“Lui le accarezzò la spina dorsale da cima a fondo, un pezzetto alla volta, e per tutto il tempo che gli ci volle per farlo, il suo cervello rimase assolutamente in silenzio.

E’ a questi spazi vuoti che bisogna stare attenti, perché si riempiono di sentimento prima ancora che uno si renda conto di cos’è successo; e che si ritrovi, arrivato in fondo alla spina dorsale di lei, diverso.”

(Aimee Bender – Creature Ostinate)

7 febbraio 2009

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