16 dicembre 2009

Quanto vive un libro? Il mio compie 4 anni oggi

Quanto vive un libro? Non mi riferisco ai classici o ai best sellers, ma, più semplicemente mi interrogo su “Forse è davvero così” il primo (e forse unico) libro che ho pubblicato nella mia vita.

Date le condizioni di partenza (piccola casa editrice di qualità ma poco impegnata nella promozione), è stato certamente un successo. Esaurita la prima edizione la successiva ristampa è ormai agli sgoccioli. In totale credo siano circa 1300 copie stampate.

Oggi, 16 dicembre 2009, sono esattamente 4 anni dalla presentazione a Palazzo Bonacossi: un momento intenso reso speciale (come tutto il libro) dalla partecipazione di Don Franco Patruno.

Pubblicare (per uno sconosciuto nel mondo dell’editoria) significa investire di tasca propria una certa cifra economica: grazie ai tanti amici che hanno comprato il libro direttamente da me il debito è stato riassorbito in tempi rapidi.

Adesso posso tentare un bilancio più emotivo che economico.

In garage ho uno scatolone con dentro una trentina di copie, per quanto ne so sono le ultime, insieme a quelle con cui la casa editrice provvede alle rarissime prenotazioni in libreria o su internet.

Me li terrò, nel caso qualcuno ancora ne volesse una copia negli anni a venire (o, magari, nei prossimi giorni...).

Non li regalerò più a nessuno. Ho verificato di persona che chi riceve in regalo un libro che non ha scelto difficilmente (tranne rarissimi casi) lo legge. Ho sperimentato anche l’imbarazzo quando questo diventa evidente, quasi costoro si dovessero giustificare di fronte all’autore che appare inatteso e, con domande trabocchetto, scopre l’assoluta ignoranza del testo.

Così sono sicuro che la gran parte dei libri che sono stati regalati (con mia grande soddisfazione e sollievo economico!) dalla Cisl di Ferrara e dalla Funzione Pubblica Cisl Nazionale saranno scomparsi negli angoli polverosi delle librerie delle persone che li hanno ricevuti come strenna natalizia. Non importa: so che così sono andati in giro per l’Italia.

Conservo invece le lettere, i biglietti e persino gli sms di chi ha voluto farmi arrivare il suo parere: non critici professionisti (che, ho scoperto, si fanno anche pagare le recensioni…) ma gente comune che ha condiviso un pezzo del mio mondo arricchendolo con la propria creatività di lettore.

Sono queste le emozioni che mi permetteranno di sopportare il trauma il giorno in cui vedrò le copie del mio libro tra gli scaffali di una libreria in una esposizione di mobili.

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