Il libro di Samuele racconta di Davide che si trova davanti il suo nemico Saul profondamente addormentato e, invece di ucciderlo, si limita a portargli via la lancia e la brocca dell'acqua.
Davide gridò: «Ecco la lancia del re: passi qui uno dei servitori e la prenda! Il Signore renderà a ciascuno secondo la sua giustizia e la sua fedeltà, dal momento che oggi il Signore ti aveva messo nelle mie mani e non ho voluto stendere la mano sul consacrato del Signore».
Il libro di Samuele propone una vera e propria sceneggiatura degna di un premio cinematografico: Davide si trova davanti il suo nemico Saul profondamente addormentato e, invece di ucciderlo, si limita a portargli via la lancia e la brocca dell'acqua.
È una scelta forte, decisamente in controtendenza. Fa effetto nel clima che si respira oggi in cui il terzo anniversario dell'invasione dell'Ucraina fa da cornice ai tanti conflitti che dimostrano l’incapacità degli uomini di convivere in pace. Davide è più evoluto dell'Homo “Insapiens” del terzo millennio.
Ci sarebbe davvero da avvilirsi se non ci fossero spiragli di speranza nel sapere di tanti che si rifiutano di prendere parte al massacro: trattandosi di persone fuori dai ruoli di potere vengono ignorati dalla comunicazione di massa, per cui non emergono come “buona notizia” accessibile a tutti. L'esempio di Davide può servire ad accendere i riflettori sui tanti obiettori di coscienza chiusi nelle carceri in varie parti del mondo: alcuni condannati a morte, altri già giustiziati, altri con la vita stravolta per la scelta della pace. Nell'era dell'iperconnessione siamo sfidati alla ricerca delle verità nascoste che dimostrano che anche oggi è possibile, come ci ricorda Gesù, amare i nemici.