“Spezzeranno le loro spade e ne faranno aratri, delle loro lance faranno falci; una nazione non alzerà più la spada contro un’altra nazione, non impareranno più l’arte della guerra.”
Chiudo
un attimo gli occhi per immaginare la scena descritta da Isaia: sono
davvero dentro a un popolo che esulta, un po' come nei filmati dei
festeggiamenti al termine della seconda guerra mondiale. Sento suoni
di canti popolari accompagnati da urla di gioia con un sottofondo
incredibile di migliaia di campanelli da bicicletta. Questa
immersione ad occhi chiusi si prolunga al punto che riesco a sentire
gli odori della pace ritrovata: sono quelli delle lenzuola stese al
sole primaverile, quando un vento delicato diffonde la certezza
olfattiva del buono della pulizia naturale. Ecco, Isaia descrive la
pulizia naturale del mondo riappacificato: lo assaporo tra la
nostalgia e la speranza.
Forse
è solo suggestione ma mi viene da piangere.
Gli
occhi umidi si riaprono. È il momento di tornare alla realtà: è
ora di fare pulizia in casa spalancando le finestre per cambiare
aria. Il fresco della mattina è mitigato da un pallido sole. Mi
affaccio e, in quel momento, passa in bici una persona che conosco a
malapena e mi fa un cenno di saluto sottolineato dal suono del
campanello. In lontananza si sentono i bambini della scuola
elementare in cortile per l'intervallo: corrono, giocano, ballano,
cantano, urlano. Sorrido, mentre sollevo il cesto delle lenzuola
appena lavate e ci sprofondo dentro il viso: sono qui.