Ho parlato con me stesso bambino per recuperare l'immagine di Dio che mi accompagna da più tempo: ho capito qualcosa di più fra cui che "Dio è impossibile da ingabbiare nelle definizioni date dai nostri
schemi umani e, contemporaneamente, cerca di essere il più vicino
possibile a ciascuno di noi" .
Questo e altro nell'appuntamento settimanale su La Voce di Ferrara-Comacchio
Qui di seguito il testo integrale.
«Ecco, il Signore Dio viene con potenza (...) Come un pastore egli fa pascolare il gregge e con il suo braccio lo raduna; porta gli agnellini sul petto e conduce dolcemente le pecore madri».
In poche righe Isaia passa dalla potenza del “Signore degli eserciti” alla tenerezza del “Signore pastore”: lo stesso braccio che esprime il dominio è capace di stringere al petto gli agnellini. Quale immagine mi attrae di più?
Per rispondere a questa domanda ho provato a seguire il consiglio di una mia amica che mi ha proposto di “mettermi in contatto con me stesso bambino. Ho provato questa connessione interiore e ho chiesto a “me bambino” chi preferisce fra il condottiero e il pastore. Lui mi ha risposto che è sempre stato attratto da chi era generoso con gli altri senza cercare di affermare un'autorità imposta dall'alto.
Mi ha fatto piacere, a distanza di tanti anni, trovarmi d’accordo con me stesso. Oggi aggiungo la consapevolezza che le fragilità, che appaiono col passare degli anni, rendono sempre più presente la necessità di dare e ricevere cura piuttosto che confidare nell’affermazione di una giusta autorità.
Poi, rileggendo il brano di Isaia, mi rendo conto che le diverse immagini proposte non sono in contrasto fra di loro ma rappresentano la conferma che Dio è impossibile da ingabbiare nelle definizioni date dai nostri schemi umani e, contemporaneamente, cerca di essere il più vicino possibile a ciascuno di noi. Una ricchezza e profondità che rendono forte il desiderio di stare davvero accanto a Lui.
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