Le esperienze forti, quelle che ti cambiano la vita, superano i confini del tempo e dello spazio: da Neemia ed Esdra arrivano fino ai giorni nostri. La ricerca diventa festa.
La rubrica #passa_Parola è pubblicata sul settimanale La Voce di Ferrara-Comacchio
Il testo è disponibile anche qui di seguito.
“In quei giorni, il sacerdote Esdra portò la legge davanti all’assemblea degli uomini, delle donne e di quanti erano capaci di intendere.”
Quel giorno in cui Neemia ci convocò ero lì. Mia moglie Miriam allattava Baruch: Anna e Tobia di 3 e 5 anni giocavano lì attorno mentre Amos e Lia (7 e 10) ascoltavano quello che veniva proclamato. I bambini erano presenti in quanto capaci di intendere.
Dietro di me stava, quasi nascosto, Aggeo che ha smesso da anni di frequentare il tempio.
Quando ci siamo inginocchiati con la faccia a terra lui è rimasto diverso tempo in quella posizione: lo sentivo piangere in modo sommesso, privo della ritualità che tanti usano per accentuare il proprio dolore nei momenti pubblici. Quando si è rialzato ho visto il terreno polveroso davanti a lui bagnato dalle sue lacrime.
La parola di Dio ci entrava dentro come un balsamo benefico e ci faceva sopportare il caldo che aumentava all’avvicinarsi del mezzogiorno.
Quando Neemia, nel congedarci, ci ha invitato a consacrare a Dio quel giorno e tutta la nostra vita e a fare festa perché siamo salvati, mi sono voltato ad abbracciare Aggeo con cui quel giorno abbiamo condiviso i festeggiamenti. Si è rafforzata un’amicizia profonda che dura ancora oggi: proprio ieri mi ha mandato un messaggio per invitarmi, come ogni anno, a passare insieme la terza domenica dell'anno liturgico dedicata in modo speciale alla Parola di Dio…e festa sia!