24 gennaio 2025

#passa_Parola n.19


Le esperienze forti, quelle che ti cambiano la vita, superano i confini del tempo e dello spazio: da Neemia ed Esdra arrivano fino ai giorni nostri. La ricerca diventa festa.
La rubrica #passa_Parola è pubblicata sul settimanale La Voce di Ferrara-Comacchio 
Il testo è disponibile  anche qui di seguito.

In quei giorni, il sacerdote Esdra portò la legge davanti all’assemblea degli uomini, delle donne e di quanti erano capaci di intendere.”

Quel giorno in cui Neemia ci convocò ero lì. Mia moglie Miriam allattava Baruch: Anna e Tobia di 3 e 5 anni giocavano lì attorno mentre Amos e Lia (7 e 10) ascoltavano quello che veniva proclamato. I bambini erano presenti in quanto capaci di intendere.

Dietro di me stava, quasi nascosto, Aggeo che ha smesso da anni di frequentare il tempio.

Quando ci siamo inginocchiati con la faccia a terra lui è rimasto diverso tempo in quella posizione: lo sentivo piangere in modo sommesso, privo della ritualità che tanti usano per accentuare il proprio dolore nei momenti pubblici. Quando si è rialzato ho visto il terreno polveroso davanti a lui bagnato dalle sue lacrime.

La parola di Dio ci entrava dentro come un balsamo benefico e ci faceva sopportare il caldo che aumentava all’avvicinarsi del mezzogiorno.

Quando Neemia, nel congedarci, ci ha invitato a consacrare a Dio quel giorno e tutta la nostra vita e a fare festa perché siamo salvati, mi sono voltato ad abbracciare Aggeo con cui quel giorno abbiamo condiviso i festeggiamenti. Si è rafforzata un’amicizia profonda che dura ancora oggi: proprio ieri mi ha mandato un messaggio per invitarmi, come ogni anno, a passare insieme la terza domenica dell'anno liturgico dedicata in modo speciale alla Parola di Dio…e festa sia!






 

18 gennaio 2025

#passa_Parola n. 18



Dalla Lettera ai Corinzi arriva a ciascuno di noi la consapevolezza di essere in una comunità in cui ognuno può valorizzare i suoi doni: questo vale in ogni ambito in cui si svolge la nostra vita. 
Siamo arrivati al n. 18 della rubrica #passa_Parola sul settimanale "La Voce di Ferrara": la ricerca continua.

Il testo integrale è disponibile qui di seguito.

A ciascuno è data una manifestazione particolare dello Spirito per il bene comune

Il brano di Paolo ai Corinzi esprime il senso della chiamata rivolta a ciascuno di noi: io l’ho memorizzato attraverso una metafora che mi aiuta a capire meglio termini complessi come “carisma”, “ministero”, “attività”.

Nell’orchestra che esegue la sinfonia comunitaria della mia vita lo Spirito è l’autore della musica, l’artigiano che ha costruito gli strumenti e il maestro che dirige l'esecuzione: posso eseguire la mia partitura con lo strumento che mi è stato donato per contribuire all’esito finale. La disponibilità, l'impegno e la passione dipendono dalla mia scelta: so benissimo che posso rinunciare, cercare altra musica o smettere di suonare.

Ero convinto, però, che San Paolo pensasse soprattutto alla vita della comunità ecclesiale mentre, rileggendo il brano con attenzione, trovo che la manifestazione dello Spirito è donata per il bene comune, quindi senza limiti di luoghi e contesti. Così i doni descritti valgono quando mi trovo in parrocchia, in un’associazione, in un movimento ecclesiale ma anche (o soprattutto) quando mi trovo in tutti gli altri ambiti in cui la mia vita si svolge.

Mi piacerebbe, quindi, provare ad allargare l’elenco consegnato da Paolo ai Corinzi, con doni più legati alla dimensione sociale: il dono dell'ascolto, della convivialità, dell'accoglienza, della coerenza sono i primi che mi vengono in mente. Certamente sono doni già compresi nei titoli del “catalogo” di Paolo ma noi donne e uomini di oggi, che non riusciamo a vedere le realtà descritte per i credenti di Corinto, forse abbiamo bisogno di ripartire dalla capacità di leggere la presenza dei doni dello Spirito nelle esperienze quotidiane.



12 gennaio 2025

#passa_Parola n.17

Ho parlato con me stesso bambino per recuperare l'immagine di  Dio che mi accompagna da più tempo: ho capito qualcosa di più fra cui che  "Dio è impossibile da ingabbiare nelle definizioni date dai nostri schemi umani e, contemporaneamente, cerca di essere il più vicino possibile a ciascuno di noi" .
Questo e altro nell'appuntamento settimanale su  La Voce di Ferrara-Comacchio

Qui di seguito il testo integrale.

«Ecco, il Signore Dio viene con potenza (...) Come un pastore egli fa pascolare il gregge e con il suo braccio lo raduna; porta gli agnellini sul petto e conduce dolcemente le pecore madri».

In poche righe Isaia passa dalla potenza del “Signore degli eserciti” alla tenerezza del “Signore pastore”: lo stesso braccio che esprime il dominio è capace di stringere al petto gli agnellini. Quale immagine mi attrae di più?

Per rispondere a questa domanda ho provato a seguire il consiglio di una mia amica che mi ha proposto di “mettermi in contatto con me stesso bambino. Ho provato questa connessione interiore e ho chiesto a “me bambino” chi preferisce fra il condottiero e il pastore. Lui mi ha risposto che è sempre stato attratto da chi era generoso con gli altri senza cercare di affermare un'autorità imposta dall'alto.

Mi ha fatto piacere, a distanza di tanti anni, trovarmi d’accordo con me stesso. Oggi aggiungo la consapevolezza che le fragilità, che appaiono col passare degli anni, rendono sempre più presente la necessità di dare e ricevere cura piuttosto che confidare nell’affermazione di una giusta autorità.

Poi, rileggendo il brano di Isaia, mi rendo conto che le diverse immagini proposte non sono in contrasto fra di loro ma rappresentano la conferma che Dio è impossibile da ingabbiare nelle definizioni date dai nostri schemi umani e, contemporaneamente, cerca di essere il più vicino possibile a ciascuno di noi. Una ricchezza e profondità che rendono forte il desiderio di stare davvero accanto a Lui.